La Cina!
Un viaggio che si affronta con tanti dubbi e perplessità: cucina, lingua, distanze, difficoltà nell’utilizzo di internet, mura lunghe migliaia di chilometri, città grandi come nazioni, eserciti di terracotta che sorvegliano il sonno di imperatori.
Ma quello che ti colpisce subito è la gente: tanta, ovunque, sono tantissimi. E adesso hanno iniziato a fare turismo interno quindi, quando andiamo a visitare i vari luoghi di interesse culturale, non siamo travolti da una massa di turisti occidentali, ma da una folla enorme di turisti cinesi che vengono da altre zone. La cosa che colpisce (sia in senso figurato che in senso fisico!) è che loro probabilmente essendo così in tanti hanno una diversa concezione dello spazio. Nel senso che non lo intendono come spazio privato. Quindi nelle code, nelle visite, per strada, sono uno addosso all’altro ed essendo noi tra loro, tutti loro sono addosso a noi. Sei preso da un iniziale senso di soffocamento, ma dura poco, appena ti abitui alla massa diventa tutto più semplice.
Un altro aspetto a cui ci siamo dovuti abituare è la tradizione del pasto. Si tratta di un vero e proprio rito basato sul concetto di condivisione. Non esistono piatti, il cibo viene portato in tavola in un piatto grande e i commensali prendono il cibo con le bacchette dal centro della tavola. L’unica cosa personale è un piattino dove si mette la salsa di soia e la salsina piccante.
La cucina cinese è estremamente varia. D’altronde non può essere altrimenti dato che mangiano praticamente tutto quello che si muove. Il menu è bello ricco e vario, alcuni piatti sono deliziosi, alcuni mangiabili e qualcuno decisamente distante dai nostri gusti. C’è da dire che dopo qualche giorno ed un po’ di esperienza, si finisce per abituarsi alla cucina cinese. Abbiamo potuto assaggiare tra una serie di ravioli al vapore (che hanno nomi diversi a seconda del ripieno e della forma), piatti di qualsiasi tipo di carne (rigorosamente già a pezzettini per poter essere mangiata con le bacchette, a cui è davvero difficile abituarsi) in padella o bollita con verdure e funghi, patate, riso, zuppe. L’anatra laccata alla pechinese è squisita. Mancano i formaggi e i dolci, ma la scelta tra le altre cose è ampia e non se ne sente la mancanza.
Non aspettatevi però di trovare in giro cinesi vestiti da rivoluzionari maoisti con tuniche abbottonate sul davanti, ormai vestono tutti alla occidentale. In piazza Tienanmen tantissima gente ma più nessuno ci fa ginnastica.
Città pulite, percorse in ogni dove da silenziosissimi (e pericolosissimi) motorini elettrici, un parco auto elettrico consistente, treni veloci, puntuali, puliti e con un ottimo servizio a bordo.
La modernità delle città si fonde con il fascino dell’oriente, dei profumi per le strade, nel culto dei giardini, nei templi buddisti taoisti e confuciani. Ma la Cina è anche la Città Proibita, la Grande Muraglia, l’Esercito di Terracotta, i giardini di Suzhou, i canali di Togli, il lago di Hangzhou. A proposito consiglio la visita della Città Proibita al pomeriggio. Al mattino c’è un delirio di folla.
In giro tra mercati, bancarelle e negozietti si può trovare di tutto, dal ‘tarocco’ più incredibile all’originale più economico. Ma è anche luogo di contraddizioni, si passa dalle casupole basse degli hutong, i quartieri popolari, un regno in miniatura di voci, volti, biciclette e motorini, risciò e mercatini con bachi da seta e scorpioni caramellati alla città moderna.
In pochi chilometri le casette basse ad un piano lasciano il posto ai grattacieli, i risciò alle auto, si passa dalle tranquille e contorte viuzze alle vie a tre, quattro corsie affollate del centro. E inizia il racconto un’altra Cina. Ad ogni angolo c’è qualcosa da vedere. In ogni angolo c’è qualcosa per cui rimanere stupiti.
E in ogni strada incontri qualcuno, e basta uno sguardo, un sorriso e ti verrebbe voglia di fare milioni di domande su come è la vita nel loro paese. Un dialogo difficile, ci separa il muro invalicabile della lingua, parlano solo cinese e pochissimi l’inglese. E allora la conversazione resta affidata agli sguardi, ai sorrisi, ai gesti. Spesso rimaniamo lì a guardarci incuriositi gli uni degli altri facendoci gesti incomprensibili, come la loro lingua. La sensazione è di non essere mai soli, neppure per un attimo.
E poi arriva la fine del viaggio e ti ritrovi con tante emozioni e il ricordo di luoghi bellissimi. Un viaggio indimenticabile ma soprattutto la scoperta di un paese completamente differente da quello che immaginavamo. Ma è stato solo un assaggio, un primo assaporare qualcosa di completamente nuovo e diverso. E ti rimane la voglia di conoscere meglio questo popolo così ospitale e così pudico allo stesso tempo e prepararsi ad un successivo viaggio con una maggiore consapevolezza.
Michele – Novembre 2019